mercoledì 27 marzo 2019

"Prigione" - poesia di Ndjock Ngana

Vivere una sola vita
in una sola città
in un solo Paese
in un solo universo
vivere in un solo mondo
è prigione.
Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia
amare una sola persona
è prigione.
Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione.
Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza
avere un solo essere
è prigione.
___________

Ndjock Ngana è nato in Camerun nel 1952. Vive a Roma, dove lavora come operatore interculturale e dove è presidente dell’Associazione KEL’LAM Onlus. É autore della raccolta di poesie Nhindo nero, Edizioni Anterem, 1994.

domenica 3 gennaio 2016

Un viaggio chiamato vita (di Banana Yoshimoto)

La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l'amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l'anima respira e grazie alla quale vive.

Banana Yoshimoto

Una scrittrice che amo è Banana Yoshimoto. Nei suoi molti libri il comune denominatore, dovuto anche senza dubbio all'abilità dei traduttori, è una semplicità allo stesso tempo profonda e leggera. Tipo questo scritto di seguito:

Ceramica Raku

Mi è sempre piaciuta molto. Ho trovato questo testo in cui viene spiegato cosa è e le sue origini. SIGNIFICATO RAKU Raku significa gioire il giorno, vivere in armonia con le cose e gli uomini. Raku ha origine dal nome di Rikyu maestro della cerimonia del tè, vissuto in Giappone nel XVI secolo. La cerimonia del tè era un fatto molto importante che coinvolgeva costumi e pensiero filosofico di questo popolo. Sembra che la caratteristica della tecnica Raku sia dovuta ad un ceramista del XVI secolo della città santa di Kyoto. Egli fabbricava tegole, con la stessa tecnologia cominciò a produrre ciotole di forma tondeggiante, senza manici, così da poterle stringere fra le dita. Usò l’argilla delle tegole ricca di sabbia silicea, quindi refrattaria, costruì un piccolo forno che gli consentiva una rapida cottura. Crescendo la richiesta del mercato incominciò ad estrarre le ciotole ancora calde dal forno servendosi di pinze di ferro. Così nacque per caso la tecnica Raku. Nel corso dei secoli il Raku è stato considerato un modo nuovo di fare ceramica a bassa temperatura, il corpo argilloso deve essere moto refrattario per consentire all’oggetto di resistere agli sbalzi di temperatura a cui è sottoposto durante il processo di cottura rapida (1h – 1,30h). Questa tecnica fu introdotta nel mondo occidentale dal ceramista inglese Bernard Leach, che passò nove anni tra la Cina e il Giappone per approfondirla presso i maestri vasai. Negli ultimi 40 anni il Raku si è diffuso enormemente in occidente e particolarmente negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Canada, Australia dove i ceramisti hanno apportato nuove tecniche nella ceramica Raku. Una delle più interessanti è la “riduzione” che consiste nel togliere l’oggetto incandescente dal forno, ponendolo dentro una buca o un contenitore pieni di materiali (segatura, foglie, stracci imbevuti di olio, ecc.) e chiudendo il tutto. Questi materiali bruciando provocano la riduzione dell’ossigeno. Arrestando questo procedimento e immergendo l’oggetto nell’acqua, si provocano le cosiddette cavillature e una serie di reazioni chimiche che determinano una variazione ne riflessi di colore degli ossidi, smalti, per cui il risultato finale è unico e irripetibile. Nel Raku la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria sono i protagonisti principali legati comunque alle capacità creative dell’uomo.

giovedì 28 ottobre 2010

Ormai no

Ormai no

Ormai non sarà
ormai no
non vivremo uniti
non alleverò tuo figlio
non cucirò i tuoi vestiti
non ti possederò di notte
non ti bacerò prima di uscire.
Non saprai mai chi sono stata
perché altri mi amarono.
Non riuscirò mai a sapere perché né come
né se era vero
quello che dicesti che era
né chi sei stato
né cosa sono stata per te
né come sarebbe stato
vivere uniti
amarci
aspettarci
rimanere.
Ormai non sono altro che io
per sempre e tu ormai
per me non sarai che tu. Ormai non sei
in un giorno futuro
non saprò dove vivi
con chi
né se ti ricordi.
Non mi abbraccerai mai
come questa notte
mai.
Non potrò più toccarti.
Non ti vedrò morire.

Idea Vilariño

sabato 10 luglio 2010

storie di Zhuāngzǐ

L'intagliatore Qing.

Un sovrano aveva commissionato all'intagliatore Qing un piano in legno per campane entro quindici giorni. I primi giorni Qing sembra essersi dimenticato del tutto del compito, si dedica ad altre cose, digiuna, non si preoccupa del tempo che passa. Durante una passeggiata però ecco l'illuminazione: alla vista di un albero particolare Qing esclama di aver trovato il legno esatto e, tornato nel suo studio, conclude il suo compito in poco tempo. Il sovrano rimane esterrefatto dalla bellezza del supporto.
Questa storia esemplifica due concetti: wang (oblio) e shen (spirito). Qing è riuscito nel suo lavoro perché la sua mente ha dimenticato il lavoro stesso. L'oblio permette di imparare, perché se uno pensa troppo alle regole o al risultato finale, non riesce nel suo intento. Le regole comunque non si dimenticano, sono in un "serbatoio" a cui possiamo sempre attingere, uno spirito che si risveglia nel momento propizio. Esso è lo shen che è un inconscio collettivo che memorizza tutto anche se non ce ne accorgiamo. Un esempio pratico è quello del musicista: quando improvvisa non pensa a che scala sta suonando, a come si fa un certo accordo, ma esegue e basta attingendo dal bagaglio di conoscenze che aveva formato all'inizio della sua carriera.

storie di Zhuāngzǐ

La morte della moglie di Zhuangzi.
Un amico vuole andare a visitare Zhuangzi e porgergli il cordoglio per la morte di sua moglie. Quando arriva dentro la casa di Zhuangzi, lo trova sul pavimento intento a suonare un tamburo e cantare. L'amico, fervente confuciano, rimane scandalizzato perché non rispetta il rito del lutto e chiede a Zhuangzi perché si stia comportando così. Risponde che anche lui aveva avuto un periodo di lutto in cui era stato distrutto dal pianto, ma poi aveva compreso una cosa: c'era stato un periodo in cui la moglie non era nata ed era sotto forma di Qi (soffio vitale in circolo nell'universo), poi ha preso forma, ha vissuto la sua vita come moglie di Zhuangzi, è morta ed è ridiventata qi.
Zhuangzi quindi ha smesso di piangere, ha capito che non è una perdita definitiva, ma non perché abbia fatto un ragionamento logico o razionale, ma perché non ha sublimato le sue emozioni, è arrivato al culmine dell'angoscia ed esso ha generato il suo contrario: la calma, l'accettazione.

storie di Zhuāngzǐ

..."Zhuāngzǐ e la farfalla che lo sogna"...(questa frase di Borges in "Causes" mi ha incuriosito, sono andata a vedere in Wikipedia e mi sono documentata su questo filosofo cinese...lo consiglio!)

Il sogno di Zhuangzi.

Un racconto molto significativo si trova nel capitolo Sull'Organizzazione delle Cose. Questa sezione, comunemente chiamata Zhuangzi sognò di essere una farfalla (莊周夢蝶 Zhuang Zhou meng die), racconta che una notte, Zhuangzi sognò di essere una farfalla che volava leggera e spensierata. Dopo essersi svegliato era confuso, si domandò come potesse determinare se era veramente Zhuangzi quando aveva appena finito di sognare di essere una farfalla o una farfalla che aveva appena iniziato a sognare di essere Zhuangzi. Ciò suggerisce molte domande sulla filosofia della mente, del linguaggio e sulla gnoseologia. Zhuangzi, mentre sognava, per la proprietà della condensazione, si vedeva farfalla, ma allo stesso tempo era anche essere umano. L'episodio ci fa pensare che esiste una dimensione dove gli opposti sembrano non esserci, dove i contorni non sono nitidi e un'altra dove bisogna dare i nomi alle cose affinché non ci si senta perduti. Il primo piano è quello del sogno e il secondo è quello della veglia. Il fatto che esista un piano di non distinzione, riesce a risolvere problemi come quello della paura della morte.

domenica 4 luglio 2010

Prima lettera di San Paolo ai Corinzi

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o un cembalo che tintinna. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente. L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto. Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore.

sabato 5 giugno 2010

No man's land

Da "Il giunco mormorante" di Nina Berberova ed. Adelphi

Nella vita di ognuno esistono momenti - quando la porta sbattuta all'improvviso e senza alcun visibile motivo di colpo si riapre, quando lo spioncino chiuso un attimo fa viene di nuovo aperto, quando un brusco "no" che sembrava irrevocabile si muta in forse -, momenti in cui il mondo intorno a noi si trasfigura, e noi stessi ci rempiamo di speranza come di nuovo sangue. E' stata concessa una proroga a qualcosa di ineluttabile, definitivo; il verdetto di un giudice, del dottore, del console, è stato rinviato. Una voce ci avverte che non tutto è perduto. E con gambe tremanti e lacrime di gratitudine passiamo nel locale adiacente, dove ci pregano di prima di spingerci nel baratro.
(pag. 11)

"Fin dai primi anni della mia giovinezza pensavo che ognuno di noi ha la propria no man’s land, in cui è totale padrone di se stesso. C’è una vita a tutti visibile, e ce n’è un’altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. Ciò non significa affatto che, dal punto di vista dell’etica, una sia morale e l’altra immorale, o dal punto di vista della polizia, l’una lecita e l’altra illecita. Semplicemente, l’uomo di tanto in tanto sfugge a qualsiasi controllo, vive nella libertà e nel mistero, da solo o in compagnia di qualcuno, anche soltanto un’ora al giorno, o una sera alla settimana, un giorno al mese; vive di questa sua vita libera e segreta da una sera (o da un giorno) all'altra, e queste ore hanno una loro continuità. Queste ore possono aggiungere qualcosa alla vita visibile dell’uomo oppure avere un loro significato del tutto autonomo; possono essere felicità, necessità, abitudine ma sono comunque sempre indispensabili per raddrizzare la "linea generale" dell’esistenza. Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non si è mai incontrato con se stesso, e cìè qualcosa di malinconico in questo pensiero. Mi fanno pena le persone che sono sole unicamente nella stanza da bagno, e in nessun altro tempo e luogo." (pagg. 36-37)

Aspettami

di Konstantìn Simonov, poeta russo (1915-1979)

Aspettami è come una lettera scritta dal fronte e indirizzata alla moglie; è del 1941. Da tanto tempo il poeta (o soldato) è lontano da casa; i suoi non hanno più notizie; non arrivano più lettere; perfino sua madre e suo figlio lo credono morto e hanno cessato di aspettarlo.
Egli scrive tra una marcia ed un assalto. Ogni giorno vede cadere al suo fianco qualche suo compagno. Sopravvivere "in mezzo al fuoco" è inaudito: ritornare una presunzione. Eppure sente che ce la farà, tornerà ad onta di tutti i compianti dei suoi compaesani "stretti intorno al fuoco", "ad onta di tutte le morti" a cui assiste purché sappia che lei lo aspetta; e la prega di non stancarsi di aspettarlo, di non arrendersi come gli altri, di aspettarlo in un modo diverso, "semplicemente - come nessun altro". Per il restante della vita soltanto loro due conosceranno il segreto per cui si è salvato: la sua attesa.

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c'è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano te.

Aspettami ed io tornerò;
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più;
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro,
in memoria dell'anima mia...
Aspettami. E non t' affrettare
a bere insieme a loro.

Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro. *

*A. M. Ripellino, Poesia russa del Novecento, Feltrinelli, Milano 1979, pp. 412-413
da Dalle Parole al Dialogo di Giuseppe Colombero ed. Paoline 1988

venerdì 12 febbraio 2010

Dio

Io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa.

Se solo Dio volesse darmi un segno che esiste; ad esempio depositando una grossa somma di denaro sul mio conto in banca.

Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico la domenica.

Dio  è morto, Marx è morto ... e anch'io oggi non mi sento molto bene.

Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.

(sono tutte battute del grande Woody Allen)

sabato 26 dicembre 2009

Jardin d'hiver - Henri Salvador

Una canzone che mi piace molto...Davvero poetica.

Je voudrais du soleil vert
Des dentelles et des théières
Des photos de bord de mer
Dans mon jardin d'hiver

Je voudrais de la lumière
Comme en Nouvelle Angleterre
Je veux changer d'atmosphère
Dans mon jardin d'hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n'en peux plus de l'attendre
Les années passent
Qu'il est loin l'âge tendre
Nul ne peut nous entendre

Je voudrais du Fred Astaire
Revoir un Latécoère
Je voudrais toujours te plaire
Dans mon jardin d'hiver

Je veux déjeuner par terre
Comme au long des golfes clairs
T'embrasser les yeux ouverts
Dans mon jardin d'hiver

Ta robe à fleur
Sous la pluie de novembre
Mes mains qui courent
Je n'en peux plus de l'attendre
Les années passent
Qu'il est loin l'âge tendre
Nul ne peut nous entendre

giovedì 10 dicembre 2009

Ogni arabesco del caleidoscopio

Un'altra poesia che mi sembra bellissima, sempre per gli accostamenti di cose diverse tra loro. Questa è di Jorge Luis Borges.

Le cause

Tramonti e generazioni
di cui nessuno fu il primo.
Freschezza d'acqua nella gola
di Adamo. L'ordinato paradiso.
L'occhio decifrante le tenebre.
All'alba, l'amore dei lupi.
La parola, l'esametro. Lo specchio. La Torre di Babele e la superbia.
La luna osservata dai Caldei.
Le sabbie innumerevoli del Gange.
Zhuang-zi e la farfalla che lo sogna.
Le mele d'oro delle isole.
I passi del labirinto errante.
La tela infinita di Penelope.
Il tempo circolare degli stoici.
La moneta in bocca all'uomo morto.
Il peso della spada sulla bilancia.
Ogni goccia d'acqua nella clessidra.
Le aquile, i fasti, le legioni.
Cesare nel mattino di Farsalia.
L'ombra delle croci sulla terra.
Gli scacchi e l'algebra del persiano.
Le tracce delle lunghe migrazioni.
I regni conquistati a suon di spada.
La bussola incessante. Il mare aperto. L'eco dell'orgoglio nella memoria.
Il re giustiziato con un'ascia.
L'incalcolabile polvere che fu eserciti.
La voce dell'usignolo in Danimarca.
La scrupolosa linea del calligrafo.
Il volto suicida nello specchio.
la carta del baro. L'oro avido.
Le forme della nube nel deserto.
Ogni arabesco del caleidoscopio.
Ogni rimorso e ogni lacrima.
Occorsero tutte queste cose
affinché le nostre mani s'incontrassero.

mercoledì 9 dicembre 2009

Possibilità

Una poesia che trovo bellissima della poetessa polacca Wislawa Szymborska. Si intitola "Possibilità": mi piace l'accostamento tra una cosa e l'altra, senza soluzione di continuità. L'alternanza tra cose piccole, e importantissime.

POSSIBILITA'

Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente
a me che ama l'umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare
che l'intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlare con i medici d'altro.
Preferisco le vecchie illustrazioni a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti
che non mi promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa
che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccare ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco prendere in considerazione perfino
la possibilità
che l'essere abbia una sua ragione.

mercoledì 25 novembre 2009

Casualmente

Un libro significativo che consiglio un po' a tutti è Nulla succede per caso; Le coincidenze che cambiano la nostra vita di Robert H. Hopke.

L'autore esplora l'universo delle coincidenze, di ciò che sembra avvenire per "puro caso" e ha la forza di modificare la nostra esistenza, cambiando l'immagine di noi stessi e il nostro modo di vedere il mondo, aprendoci nuove prospettive. L'autore individua il ruolo di questi eventi in campo affettivo e professionale, nella realtà e nel mondo dei sogni, negli aspetti materiali e in quelli spirituali della vita; e, attraverso una serie di racconti di esperienze vissute, ci mostra come questi accadimenti riflettano in realtà il nostro stato d'animo interiore e riescano spesso a scuoterci, indicandoci la direzione per noi migliore.

Da questa lettura quello che si può cercare di imparare è l'atteggiamento di apertura e di attenzione verso quello che ci accade per cercare di capire poi cosa è meglio per noi e guardarci dentro e magari fare delle scelte nel modo più giusto per noi stessi.

giovedì 19 novembre 2009

A as Abstrakt

Abstrakt: il nome di una delle cucine Ikea. Non so se in svedese Abstrakt significhi "astratto" oppure "estratto". Probabilmente, la prima opzione è quella giusta. In ogni caso, questo non sarà un blog concreto, ma leggero e con pensieri e concetti fluttuanti. Rapidi e veloci, che rimandano ad altre cose, come un ipertesto, proprio come la rete: World Wide Web.
Nel mio blog metterò delle idee, e mi piacerebbe che se ne aggiungessero altre di tante persone ed altre ancora. Lo spunto evidente del nome viene da Ikea, e chi mi conosce sa quanto io ne sia fan. Perché di Ikea condivido i valori sottesi. Lo stile. E lo scopo: consentire a tutti di vivere un po' meglio nel quotidiano, circondandosi di cose che rendono più piacevole l'esistenza.